Tributi/Hanon Reznikov

Hanon con Judith  prima dello spettacolo “Waste”, New York, 1991. Ph. G. Felli

New York, 23 settembre 1950 – 3 maggio 2008.

Condirettore del Living Theatre, sensibile e attento compagno di Judith Malina, Hanon Reznikov ha assunto la direzione del Living Theatre dopo la morte del fondatore, Julian Beck, avvenuta nel 1985. Al Living ha dedicato tutta la sua vita, da quando lo incontrò da studente all’università di Yale, nel 1968, per unirsi alla compagnia nel 1971.

Con l’Abruzzo aveva stretto forti legami culturali e di amicizia, facilitati da alcune tournée che negli anni Novanta toccarono L’Aquila (con “The Tablets”, ospitato nella stagione estiva dell’Atam) e Pescara (con “Mysteries and Smaller Pieces”). Nel 1992 fu ospite con Judith Malina degli Studi Teatrali dell’Università dell’Aquila e del Teatro Accademico, tenendo una conferenza sul Pirandello del Living da me organizzata al Ridotto del Teatro Comunale. Ma è stato nel 1997, al Centro di Cultura teatrale “Popoli dei Teatri” (PE), che gli appassionati di teatro abruzzesi hanno avuto modo di intessere relazioni più approfondite con Reznikov e Judith Malina, ospiti del Drammateatro per un seminario di diversi giorni sul tema “Una giornata nella vita della città”. Successivamente, con lo stesso workshop, hanno portato “Love & Politics” al Teatro Marrucino di Chieti.

Nonostante la notevole differenza d’età, Hanon era con Judith una cosa sola, una presenza discreta e ispirante, dotata di mente accesa e grande capacità organizzativa. Colto e di straordinaria umanità, ha lasciato in eredità al Living Theatre una rinnovata attenzione per la storia sociale, firmando come autore molte delle ultime produzioni della compagnia, da “The Zero Method” ad “Anarchia”, da “Utopia” a “Capital Changes”, fino allo spettacolo di strada “Waste”. La stessa visione lo ha portato a dirigere spettacoli come “Poland 1931” di Jerome Rothemberg (1988), “The Tablets” (1989), “Rules of Civility and Decent Behavio in Company and Conversation” (1991) e il memorabile “The Body of God”, scritto e rappresentato con i senzatetto della Lower East Side di Manhattan: un grande evento di partecipazione che i critici newyorkesi hanno definito “Il Paradise Now degli anni ‘90”.

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